LO SPIRITO DEL BOSCO passando dai Corni di Canzo

 

Difficile che si ritrovino sei exploratori tutti insieme (mancava Franco, come al solito nelle escursioni settimanali). Quasi impossibile poi incontrarsi per camminare il venerdì, giorno lavorativo, ma alla fine siamo riusciti nella prima impresa: trovarci e fare qualcosa in diversi.

 



L’intento della giornata era visitare l’area verde chiamata Lo Spirito del Bosco, presso Canzo, ma visto che il giro era stato organizzato da Enrico C (l’exploratore fotografo per ben sei volte sull’Himalaya, famoso tra noi anche per aver scritto la guida Masino, Bregaglia, Disgrazia – quindi non si parla di una pippa), siamo finiti a camminare per ben 8 ore (!) modificando, strada facendo, obbiettivo e percorso. Ovviamente se fossimo andati direttamente a visitare solo Lo spirito del bosco ci avremmo impiegato un paio d’ore tra andata, visita e ritorno (e ci ripromettiamo di riportare qui la passeggiata consigliata anche sul sito www.comune.canzo.co.it).
Enrico ci ha invece portato da Gajum a San Miro, passando dal Terz’Alpe, per poi toccare i Corni di Canzo e, solo nella parte finale, raggiungere Lo Spirito del Bosco, il vero obbiettivo della giornata.
Ed è per tutto questo su e giù per carrarecce, sentieri, boschi, cespugli, prati, cime, che ricordo che la cosa più gentile che gli ho gridato fosse: “Enrico, non mi freghi più la prossima volta… Questa è l’ultima volta!”
Sono un “exploratore” non un iron-man.

 

 Foto Tiziana



Quasi tutte le foto sono di Enrico C, quelle segnalate sono degli altri Exploratori

 

Partenza: fonte di Gajum
Distanza in piano: 14,1 hm

Tempo totale: 8:22

Tempo in movimento: 5:18
Velocità media: 1,7 km/h
Altitudine minima: 483 mt
Altitudine massima: 1310 mt ca
(dati EasyTrails)
Voto *****L

 

 

Lasciata l’auto vicino alla fonte di Gajum, zona Canzo, abbiamo seguito la segnavia indicata come percorso geologico, deviando (20 min. tra andata e ritorno) per una breve e doverosa visita all’eremo di San Miro (edificato intorno al 1650) e grotta.
San Miro sorge in posizione rialzata rispetto al torrente Ravella che scorre proprio ai suoi piedi.
Per chi seguisse poco le fortune dei Santi: San Miro è il santo che compie miracoli con l’acqua ed è assai noto in Brianza.


Foto Tiziana


Terminata la veloce visita (l’eremo era chiuso), siamo tornati sul sentiero geologico e, raggiunto il Terz’Alpe, ci siamo fermati per immagazzinare zuccheri che sembravano ormai scarseggiare (davvero ottime le crostate del rifugio).
Il posto, dotato di un accogliente spazio con pergolato, propone da sempre anche piatti tipici e ottimi formaggi.
Qui, mentre Marco, il casaro del rifugio, spiegava a zia Ste, come si realizzano caprini di qualità, Tiziana, sempre meno  “exploratrice sportiva” sempre di più “exploratrice anarchica” per il suo modo di fare, inseguiva una capretta cercando di immortalarla, mentre la voce di Enrico ci accompagnava da lontano col tormentone: “Ma non avete mai visto una capra?”.
Ricordandoci che lui, in giovane età, aveva dato alle stampe la famosa guida “Masino, Bregaglia, Disgrazia”, noi per rispetto, incassavamo impassibili la sua gratuita e ironica cantilena.

 



Dal Terz’Alpe, una volta recuperata Tiziana dal gregge di capre, siamo risaliti, attraverso un ambiente quasi selvaggio per un sentiero che attraversava in costa la Valle del Corno Occidentale e quello del Corno Centrale, fino ad arrivare al rifugio SEV a Pianezzo (1.225 m).

 



Da qui, probabilmente, avremmo potuto avere e godere una straordinaria vista sui Corni di Canzo, sui laghetti brianzoli e su chissà cosa d’altro, se la foschia e il tempaccio non ci avessero permesso solo di “intuire” la straordinaria vista che ci stavamo perdendo.

 



Uno spuntino veloce nei pressi di una cappelletta, mentre il clima stava cambiando ancora (faceva un freddo esagerato e stava per cominciare a piovere), e abbiamo deciso (o meglio, Enrico ha deciso!), dopo aver indossato le giacche antivento, di prendere un sentiero che ci avrebbe portato prima alla cima del Corno Orientale e, poi, fino al Grande Faggio e all’acqua del Fò, una sorgente.

 


 
Quindi da qui giù fino a raggiungere di nuovo il rifugio Terz’Alpe, confinante con l’affascinante e divertente (per i bambini soprattutto) area tematica verde chiamata Lo Spirito del Bosco, un luogo quasi incantato immerso in un bosco ben curato, popolato da personaggi, luoghi, situazioni, cose, invenzioni – tutti rigorosamente realizzate in legno – che sembrano usciti da un libro di fiabe. Molto vicino come “spirito” al parco di Collodi in Toscana.

 


Sopra e in mezzo: foto Tiziana

 

Con condizioni climatiche di nuovo cambiate (era tornato il sole), abbiamo preso quindi il sentiero che attraversava il bosco al contrario rispetto alle segnalazioni classiche riportate dalle guide (ma soprattutto consigliate dalla nostra guida vivente: Enrico, quello della guida Masino, Bregaglia, Disgrazia).
L’attraversamento può durare dai 20 minuti all’oretta, dipende da come lo si fa. Noi ci abbiamo impiegato 45 min.
Quindi dal Terz’Alpe, attraversandolo, siamo arrivati al Prim’Alpe: un bel posto con un grande prato attrezzato per picnic (è dotato anche di un enorme e comodissimo barbecue).


Da qui abbiamo preso poi il sentiero che collega Prim’Alpe al sentiero geologico e poi, ancora, a quello che ci avrebbe portato di nuovo alla fonte di Gajum, dove avevamo lasciato l’auto.

 

Uno spazio fotografico dedicato solo a Lo Spirito del Bosco, con gallerie fotografiche di Enrico, Tiziana e Roberta, in uno dei post successivi.
Durante la giornata abbiamo realizzato anche materiale per un docu-fumetto che speriamo di presentare quanto prima in questi spazi.



Intanto, personalmente, ho passato i due giorni successivi a ‘sta escursione in uno stato di prostrazione psico-fisica estrema, ringraziando che le giornate successive cadessero di sabato e domenica.
Ripensando a quella giornata, continua a tornarmi in mente che io volevo, in fondo, solo essere un “exploratore della domenica”: un’oretta/oretta e mezza di passeggiata, qualcosa di interessante da vedere e un caffettino al bar… magari cazzeggiando. E invece…

 



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