MAGIA BIANCA IN BRIANZA

di Britombar, l’exploratore del mistero

 

 

“Prendete nove boccioli di pesca, fateli benedire; poi, per nove giorni recitate nove “padre nostro” e nove “ave maria” e buttate giù un nocciolo di pesca: in soli nove giorni la febbre sarà sparita e vi sentirete come nuovi”.

Se questi rimedi vi fanno sorridere, beh, nella nostra Brianza questa era la Medicina Ufficiale di un tempo, cristallizzata nelle credenze del popolo. In un mondo di suggestioni, dove medicina, alchimia e magia bianca si fondevano in un tutt’uno e non se ne potevano discernere i contorni, le parole dei ciarlatani, i libri dei medici, i grimori degli alchimisti (anch’essi non troppo diversi gli uni dagli altri) proponevano fantasiose e palliative soluzioni ai mali dell’uomo.

Mescolandosi con inni al Signore, i rimedi miracolosi erano molteplici: l’epilessia poteva essere curata con polvere di boccioli di rose e vino; detto intruglio era ovviamente da assumersi in ginocchio e pregando tre volte il Padre e tre volte la Madre durante la mattina, accompagnati da vergini e elargendo elemosine. Se non ci si fosse liberati dai mali, quantomeno si sarebbe pregato abbastanza per guadagnarsi una buona parte di paradiso.

 

 

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