SAN PIETRO AL MONTE: RITORNO ALL’ANNO MILLE

Ci sarebbe piaciuta una bella nevicata, magari debole, per permetterci di salire a San Pietro al Monte in un’atmosfera medievale, alla maniera del film “Il nome della rosa” tanto per intenderci, ma di fatto abbiamo raggiunto il complesso benedettino di Civate in una bella e tersa giornata di sole invernale. Bella, ma fredda. Freddissima all’inizio della camminata.

 

Partenza: piazzale della parrocchiale di Civate (o da via Cerscera)
Tempo: ore 2 ca a/r
Distanza in piano: circa km 7.5
Altitudine minima: 261 m
Altitudine massima: 686 m
(dati EasyTrails)
Voto *****L

 

 

 

Posteggiata l’auto nel piazzale della parrocchiale di Civate, cercando via Borgo delle Noci, abbiamo attraversato il paese e incontrato i primi cartelli segnaletici che ci avrebbero accompagnato fino a San Pietro al Monte.
Raggiunta poi via Cerscera – e scoperto che avremmo potuto partire da lì – abbiamo preso per via Del Pozzo, strada che ci avrebbe portato a prendere poi il sentiero nr 10, quello che dopo una cinquantina di minuti ci avrebbe permesso di raggiungere la meta della giornata.  

 


Salendo, una meravigliosa vista sul lago di Annone


La passeggiata si snoda tra paesaggi montani, boschi, fonti e casote (piccoli rifugi dislocati lungo la strada) retaggi di un tempo che fu. Noi consideriamo questa una delle escursioni brevi più belle in assoluto, in uno degli angoli più suggestivi che questa terra lombarda poteva regalarci. E il raggiungimento della meta possiamo considerarlo assolutamente un salto nel medioevo.

Il complesso di S. Pietro al Monte in Civate, di stile romanico, è senza dubbio uno dei complessi abbaziali più importanti dell’intera Lombardia. Di notevole interesse storico, artistico e religioso, è situato a 662 metri sul livello del mare e ubicato nella Valle dell’oro, non perché il posto abbia a che fare col prezioso metallo, ma perché la radice latina oris significa fonte, e questo è un posto ricco di fonti.

 

 

Il luogo si compone di tre edifici: la basilica di San Pietro al Monte, l’oratorio intitolato a San Benedetto e quello che era il monastero, di cui rimangono solo rovine.

La leggenda di San Pietro al Monte narra che l’ultimo re longobardo Desiderio costruisse in questo posto un cenobio – nel 772 – per la miracolosa guarigione dell’occhio del figlio Adelchi, grazie alle acque di una fonte che scorre a tutt’oggi vicino alla chiesa.

Franco ed io, arrivati al complesso in debito d’ossigeno – ma dappertutto arriviamo in debito d’ossigeno – siamo riusciti a visitare l’edificio più importante, quello preceduto dalla suggestiva scalinata.

 

 

L’interno dell’XI° secolo non è stata una sorpresa perché c’eravamo già stati anni prima, ma l’effetto che ci ha regalato è stato comunque ancora di grossa suggestione: l’altare posto di fronte all’abside occidentale, sormontato da un elegante ciborio (il ciborio è quell’elemento architettonico a forma di baldacchino che sovrasta l’altare) è di grande valore artistico e poi c’è un’incredibile e famosa serie di affreschi.
Tra questi quello super-importante e conosciuto de La visione dell’Apocalisse, di grande complessità e geniali soluzioni compositive, che vede al centro la figura di Cristo circondato da San Michele e gli angeli che trafiggono il dragone (simbolo del demonio).
Ricordo, forse a torto, che il soggetto non è uno dei più consueti in Italia, un po’ come non lo è la famosa Danza Macabra di Clusone.

 



Ma è nel momento dell’uscita dalla chiesa che manca il fiato per lo straordinario scenario che appare al povero exploratore: la visione che si propone davanti agli occhi è qualcosa di assoluto, qualcosa di difficile descrizione e di straordinaria bellezza. Vedere per credere. Qualcosa la si può intuire dai nostri scatti e dal piccolo video che abbiamo realizzato e che si può trovare nel sito.

 


Una volta all’auto ci siamo ripromessi di tornare, magari dedicando più tempo a quel luogo, anche perché un meraviglioso sole e l’antistante, invitante, pratone facevano venire voglia di sdraiarsi e flirtare con Morfeo, dimenticando tutti i problemi che potevano stare a valle.

Una passeggiata impagabile per tutti e per tutte le stagioni.

 

 

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