CONSONNO: ALLA RICERCA DEL MITICO BORGO PERDUTO

 

Ogni tanto ci piace fare gli “exploratori” andando alla ricerca di misteri e stranezze e, cercando bene, ci accorgiamo che anche la Brianza offre parecchi spunti.
Una volta le piramidi magnetiche, un’altra i cerchi nel grano, un’altra ancora la Casa delle streghe o le incredibili sorelle veggenti.
Questa invece è la volta di una storia più “terrena” che racconta del nostro incontro con il – una volta – quieto borgo di Consonno, trasformato da un conte che si credeva Walt Disney, in una Las Vegas “de noantri” prima, e in una città fantasma poi.

 

 

Partenza: da Dozio

Segnavia: sentiero n.9
Lunghezza giro in piano: 6,5 km  a/r
Tempo: 1:15 a/r  (alla nostra andatura un paio d’ore per visitare e fotografare)
Altitudine minima: 537 m
Altitudine massima: 692 m
(dati EasyTrails)
Voto *****L

 

 

Con Franco, un po’ ciancicato ed imbottito di Efferalgan (la schiena ha ormai i suoi anni, ma sembra averne di più del resto) una domenica di febbraio, abbiamo deciso, partendo da Dozio,  di raggiungere il “mitico” paese di Consonno.

Posteggiata l’auto a Dozio, cerchiamo il sentiero che si inerpica proprio a sinistra di una grotta, dove è alloggiato uno strano lavatoio la cui vasca è ricavata da un sarcofago in pietra. “Sarcofago di origine romana!” – ci viene precisato da una presenza maschile apparsa d’improvviso alle nostre spalle.

 



Visitata la grotta contenente il misterioso oggetto, e tenuta la sinistra, siamo saliti di qualche centinaia di metri per una strada sassosa. Al primo bivio abbiamo preso subito il sentiero in piano, a destra: il sentiero n.9 che coincide anche con il tratto de Il cammino di Sant’Agostino che congiunge S. Genesio a San Maurizio in Consonno.

Da Dozio a Consonno ci sono 20/30 minuti di strada, con bella vista sulle Prealpi e sulla Valle dell’Adda. Vista resa possibile soprattutto dai rami spogli degli alberi (non sappiamo cosa possa accadere nella bella stagione).

 



Il sentiero è comodo e diretto. Potete dimenticare a casa le cartine e concentrarvi sul luogo, tra l’altro ben segnalato.

Una volta entrati in Consonno, abbiamo girato senza fretta tra i resti di quello che fu uno dei luoghi più curiosi (e per certi versi tristi) della Brianza del boom economico. Non eravamo soli: abbiamo contato ben quattro fotografi che giravano per il paese, di cui due con cavalletto (e quindi probabilmente professionisti o super-amatori). Altra presenza costante i ciclomotori in mountain bike.

 

Quel che resta della Consonno ludica


Da piccolo, mi ricordo che sentivo definire il posto come “città della domenica” o “città dei balocchi”.
Ora sembra una di quelle città fantasma di certi film western, dove le insegne cigolano sotto le raffiche di vento che fischia attraverso i vetri rotti delle finestre e dove misteriosi graffiti ed alcuni enormi, arrugginiti, serbatoi d’acqua sembrano evocare presenze misteriose ed inquietanti, minaccia incombente in una location post-atomica.
Tutto estremamente affascinante. Affascinante come Shining, naturalmente.

 


Alcuni degli inquietanti graffiti di Consonno


Bel posto per girarci un film. E almeno un film è stato girato: “I figli di Annibale” con Diego Abatantuono e Silvio Orlando.

L’unica cosa viva risparmiata dal tempo e dall’uomo sembra essere la piccola e bella chiesa di San Maurizio (da visitare anche solo per contrasto), ai margini dell’insediamento.
Nota di colore: San Maurizio è la più pulita di tutte le chiese che abbiamo visitato, tanto che volevamo toglierci le scarpe prima di entrare.
Anche questo edificio ha le sue storie (e suoi fantasmi) da raccontare e ricordare. Basta anche solo girarci intorno e guardare.

 

La chiesa di San Maurizio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *