L’INCUBO DELLA FURIA OSCURA

PUSIANO

LA FURIA OSCURA DEL LAGO DI PUSIANO

 di Britombar, l’exploratore del mistero

 

 

 

 

 

 

 

Le acque del lago riflettono le prime stelle nel cielo. Il drago è sconfitto, l’incubo è finito: San Giorgio ha tagliato la testa del Drago e liberato la propria gente dalla “furia oscura”. Questa non è un leggenda della terra d’Albione, ma delle nostre Prealpi.

Corre l’anno 270 dc: la Brianza è terrorizzata da un’orrida bestia che devasta campi e messi, razzia il bestiame e terrorizza la gente; la popolazione paga col sangue il proprio tributo al drago: non solo animali ma anche i giovani sono sacrificati per placarne l’ira.

Terribile era il destino dei condannati, fin quando il fato scelse una giovane fanciulla di nome Cleodolinda. Ella attendeva la bestia legata ad un sambuco, quand’ecco che il Drago Ardrabuc venne attirato da un altro ragazzo, che ne richiamava l’attenzione: Giorgio, il quale lo costrinse via dalla ragazza facendosi seguire, disseminando dolci dietro di sé ed attirandolo in un antro dove aveva ammassato leccornie di ogni tipo, alla cui vista l’Ardrabuc rimase estasiato, dimentico del resto. Adescato il Drago nella trappola, Giorgio sguainò la spada e con colpo fulmineo recise la testa dell’orrida bestia; il colpo vibrato fu tanto deciso che il capo rotolò a valle fino a inabissarsi nel Lago, dove ancora giace in attesa di essere ripescato.

 

Questa è la storia narrata nel bestiario medievale “Liber Notitiae Sanctorum Mediolanii”, ma tra i pochi che conservano la memoria di Giorgio e il Drago Ardrabuc sono i “Pan Meitt de San Giorg”, i dolci coi fiori di sambuco che si preparano il 24 aprile.

 

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