TARASSACO o SOFFIONE
[Taraxacum officinale]

Il significato “Io guarisco” dal greco e “rimedio per disordine” dal latino fanno ben capire che il Tarassaco, conosciuto ed utilizzato fin dal Medioevo, è una pianta estremamente interessante per le proprietà depurative di reni e fegato. La Tarassacoterapia prevede l’utilizzo della pianta fresca o il  decotto della stessa per 10 giorni l’anno come cura purificante primaverile.

Conosciuto anche con l’appellativo di insalata matta, cresce abbondantemente nei prati, negli incolti, ma anche ai piedi dei muri, tra le fessure dei selciati. La rosetta, costituita da molte foglie più o meno seghettate o dentate (da qui il termine di “Dente di leone”), si sviluppa rapidamente soffocando le pianticelle vicine. Le foglie crescono contemporaneamente allo sviluppo dello stelo fiorale, cavo, dritto e liscio, che sostiene la tipica infiorescenza giallo oro. Numerosi insetti si posano tra i suoi petali o ligule, favorendo l’impollinazione. A fecondazione avvenuta, si trasforma in una morbida palla lanosa – il soffione  formato da numerosi pappi, le infruttescenze, che trasportate dal vento o dal soffio dei bimbi, volteggiano e ricadono a terra, rotando intorno al loro asse, per dar vita a nuove pianticelle.

 

In ogni caso del Tarassaco o Soffione o Dente di Leone si consumano le rosette primaverili, con le foglie tenere e meno amare, colte recidendo parte della radice, che continuerà comunque a germogliare, e consumate in insalata lasciandovi anche i teneri bottoni verdi fiorali.

Le foglie possono essere consumate per un lungo periodo dell’anno che va da febbraio-marzo a novembre inoltrato, crude, tagliate sottilissime e condite con salse cremose (yogurt, maionese, formaggi morbidi mantecati con olio) o con l’aggiunta di patate lessate e pancetta soffritta per attenuarne il sapore più amaro, oppure cotte anche in aggiunta ad altre verdure a foglia verde.

I boccioli ancora chiusi, prima della fioritura possono essere conservati in salamoia o sott’aceto come fossero capperi.

I fiori non del tutto aperti si saltano in padella con olio o burro per insoliti stuzzichini da aperitivo.

Con i petali, o ligule, privati del calice verde, si prepara un finto miele ottimo da consumare spalmato sul pane o in abbinamento a formaggi stagionati, così come salse agrodolci d’accompagnamento per gli arrosti o semplicemente sparsi sulle pietanze come decorazione.

Alto utilizzo curioso delle infiorescenze è la loro capacità di accelerare l’attività dei batteri, se aggiunti al compost, riducendo i tempi di maturazione dello stesso.

Le radici, sradicate in autunno ed essiccate, si utilizzano come succedaneo di un caffè privo di caffeina, molto utilizzato nel dopoguerra per la mancanza del più noto caffè ai tempi molto costoso.

C’ è chi dice di consumare anche il gambo cavo, cotto o meglio crudo, utilissimo per patologie diabetiche, certamente non in alternativa alle cure classiche.

Il “latice” biancastro e amarissimo sembra funzionare per eliminare verruche e porri. Quel che è certo invece è il suo potere macchiante, difficile da togliere dai tessuti.

Foglie e radici vengono anche utilizzate per aromatizzare birre vegetali ed aperitivi.

 

Tutte le piante che assomigliano al Tarassaco sono commestibili.